La nostra storia

E’ trascorso tanto tempo per riuscire a ricordare come tutto ebbe inizio, ma forse l’inizio c’è sempre stato, nella nostra amicizia, nelle piazzole, con un pallone al piede e l’argento vivo della spensieratezza nei nostri giovani cuori… con le chitarre strimpellate e qualche altro strumento di fortuna, quando imparavamo a scoprire la musica, felici di qualsiasi scoperta che magari era stata inventata centinaia di anni prima (ma noi, questo, non lo sapevamo e dunque gli inventori eravamo noi e nessun altro)… dove, al richiamo delle nostre mamme, dovendo lasciarci, ci sembrava sempre troppo presto dirsi: “A domani, ragà”

[…] Quando si è ragazzini, si vive veramente l’attimo e anche solo due anni in più sono due anni fatti di minuti lunghissimi, ed ecco piombare nelle nostre vite le prime sbandate e quelle nostre strane scuse (“Ragà, stasera non posso, perché…” ), quasi provando vergogna nel constatare che si è diventati grandi, ma non ancora abbastanza da poter ammettere con gli amici di aver perso la testa per la zaòtta che ci aveva degnato dello sguardo particolare… […]

E’ trascorso tanto tempo, sì, ma non così tanto da non riuscire a ricordare quanto fossimo felici di imbarcarci in questa avventura, inventandoci una storia nuova… qualcosa che fino ad allora non avevamo ancora fatto.

Fu il nostro primo vero Carnevale, quello del 1989. Non era più il Carnevale della maschera rimediata all’ultimo minuto per andare in discoteca, o a scuola, o semplicemente a cazzeggiare in giro. Quello fu il nostro primo Gruppo, la nostra prima vera mascherata, quella per cui iniziavamo a provare almeno due, tre mesi prima. Quelle erano le nostre (e solo le nostre), prime scenette carnescialesche davanti ad un pubblico, quello della nostra amata città, che in quei giorni affolla vie, rue, piazze e piazzette alla ricerca dei personaggi più buffi.

La nostra Ascoli, in quei giorni ridiventa bambina, si trucca la faccia, si ubriaca di luci, si riempie di musica e di spensieratezza.

Da Wikipedia: “Il Carnevale ascolano inizia ogni anno con la festa di Sant’Antonio abate, il 17 gennaio, ideale spartiacque tra il periodo di rispetto natalizio e quello in cui, per dirla insieme a  Sant’Agostino, è: «semel in anno licet insanire».

Caratterizzato dalla massiccia presenza e dalla partecipazione di moltissimi ascolani è da sempre un evento molto sentito da tutta la cittadinanza. Si tiene nei giorni del giovedì grasso, la domenica di carnevale ed il martedì grasso. In queste tre date, tra le altre numerose iniziative, spicca il Concorso dei Gruppi mascherati, la cui prima edizione si è tenuta nell’anno 1958. Al termine della manifestazione sono annunciati i gruppi nominati, i cui componenti, il giorno della premiazione assistono alla apertura delle buste, all’interno delle quali sono custodite le classifiche finali e la nomina dei vincitori.

Cuore dell’evento diventa l’area cittadina di piazza del Popolo che, abbellita da eleganti lampadari, si trasforma in una grande sala da ballo pronta ad accogliere ed ospitare tutti gli intervenuti. Tutta la zona che circonda la piazza e le strade del centro storico sono, inoltre, addobbate con altri lampadari policromi che, illuminando le vie, creano l’atmosfera di un fastoso teatro all’aperto. Ad Ascoli, il carnevale trova nel suo spirito giocoso la particolarità di coinvolgere tutti i presenti, sia mascherati o sia semplici spettatori. La città si popola di gruppi mascherati e di tante maschere singole, comunemente dette macchiette, che, con pochi mezzi e tanta inventiva, riescono a far vivere con ironia, arguzia e sagacia l’anima e l’essenza surreale della manifestazione, coinvolgendo nelle loro storie, nelle loro rappresentazioni e nei loro racconti anche i presenti che diventano parte integrante della loro mascherata.”

In tutto questo siamo entrati alla grande con un crescendo che neanche noi probabilmente ci saremmo aspettati ed oggi siamo diventati tra i protagonisti indiscussi del Carnevale ascolano. All’inizio, senza alcuna pretesa, ci iscrivemmo al Concorso dei Gruppi mascherati e allestimmo il nostro primo gruppo, Orfeo e le sue Belve.

Beh, capirono subito che avevamo talento; la gente accorreva sotto il palco. E si divertiva. Le nostre battute entrarono immediatamente nei cuori delle tante persone che ci seguivano ovunque, complimentandosi con noi per la nostra creatività, per la nostra bravura ed anche per la nostra capacità di riuscire a farle ridere. Il nostro è un teatrino di strada, una recita dialettale, una sorta di rappresentazione teatrale nella quale coinvolgiamo il pubblico. Per qualche giorno siamo veri attori che non cercano gloria, ma che vogliono divertirsi e far divertire.

E’ ovvio che tutto questo costa un minimo di sacrificio; non erano facili da sopportare le ore delle fredde notti invernali, trascorse nei garage o nei locali di fortuna in cui organizzavamo le riunioni e le prove. Si moriva di freddo, ma restavamo lì, piccoli attori instancabili e “atermici”, tra un brivido e una sigaretta, mentre nelle brevi pause ci raccontavamo di noi e delle nostre vite, e venivano fuori dal Cilindro della Memoria le storie di prima e di adesso… “Ahò! T’arecuorde ‘llà vodda…?” […] “Ma che fine è fatte quille e chélla?” […] “Laverà pe quille me sta massacrènne…” […] “Ah, te spùse? Ma chi te lu fa fa?!? Ié ‘nu matte…!” […] Ricordo che c’era sempre qualcuno che mancava, il piscione di turno. Ma chi aveva voglia di fare, chi ci credeva davvero era sempre presente e terava la carretta anche per gli altri.

E a proposito di carri e carrette, ve lo ricordate con cosa abbiamo iniziato? Eh già, era proprio un carretto sul quale, all’inizio di questa bellissima avventura, montavamo le nostre scenografie. Quel carretto ci ha tenuto compagnia per anni, finché non riuscimmo più ad aggiustarlo e dovemmo fargli il funerale…

Negli anni sono arrivate facce (e braccia) nuove, che hanno offerto il loro contributo creativo e fattivo, finché finalmente siamo riusciti a costruire un palco in piena regola che montiamo e smontiamo con la velocità e l’abilità di carpentieri provetti. Nel nostro gruppo sono entrati (ed anche usciti) vari amici. Alcuni di essi sono stati come meteore, arrivati con l’entusiasmo iniziale a partecipare… e andati via senza un apparente motivo. Gli altri, i fedelissimi, sono rimasti ed ancora oggi, con lo stesso spirito di allora, propongono idee sempre fantastiche. Potrei menzionarli tutti, questi amici, e ringraziarli ad uno ad uno per aver contribuito a realizzare ogni edizione del nostro Carnevale, ma preferisco non farlo. Vorrei invece che ognuno di essi lasciasse su questo blog un pensiero, una firma (“Sono stato qui…”), un’impronta di sé.

Non abbiamo mai dato un nome vero e proprio al nostro Gruppo ed abbiamo deciso di farlo oggi, creando questo blog, dove magari scrivere non soltanto del Carnevale, ma ove poter raccontare ancora di noi, di come eravamo e di come siamo, tra le pagine del web e della vita.

E in ogni caso… ‘nu seme Li Ca ‘rrajate!

Hey, appuntamento al 2 Marzo 2014! Il Gruppo compirà venticinque anni (‘ngulemece, come passa lu tiémpe!)!

Un saluto a tutti e grazie di cuore!

Paolo Cappelli